In questi giorni di agosto siamo assaliti dalle varie analisi economiche, soprattutto quelle sul Mezzogiorno, che ci ricordano che “il Sud scivola sempre più nell’arretramento”, citando l’ultimo rapporto della Svimez.
Come si legge nel rapporto: “Il Sud è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente”. Il Pil pro capite nel Mezzogiorno è calato drasticamente, corrisponde soltanto al 63,9% del valore nazionale, una differenza che amplifica il contrasto che ci pare sempre più insanabile tra Centro-Nord e Sud.
Nel 2014 il tasso di disoccupazione era del 12,7% in Italia, una media tra il 9,5% del Centro-Nord e il 20,5% del Sud, praticamente il doppio.
Una crisi lavorativa probabilmente legata anche al fattore della desertificazione industriale.
Quanto al rischio povertà, i numeri chiamano in causa direttamente la nostra regione come la seconda regione italiana con il più alto rischio di povertà, dopo la Sicilia. Le famiglie assolutamente povere sono cresciute di 390.000 nuclei in Italia, un + 37,8% al Sud e un + 34,4% al Centro-Nord.
Ovviamente anche i cittadini montoresi risentono di questo stato di cose.
Però vorrei riflettere su altri dati, che pure sono stati diffusi, ma con meno enfasi di quelli drammatici della Svimez e che potrebbero dare una speranza anche alla nostra terra.
Infatti, dati confortanti sulla modesta ripresa che sta interessando il nostro Paese arrivano dai settori dell’agricoltura, agroalimentare e autotrasporti.
Se ci pensate bene la nostra area montorese è caratterizzata da imprese che sono attive in questi settori, che sono poi quelli che stanno trainando, la pur timida, ripresa dell’Italia.
Mi riferisco a quelle imprese che operano nel settore agricolo e agroalimentare, le quali stanno riscuotendo un interesse a livello nazionale, nella tutela e valorizzazione dei prodotti locali. Ebbene, con queste realtà imprenditoriali, si potrebbe immaginare uno sviluppo che va dalla coltivazione, alla produzione e al consumo dei nostri prodotti tipici (penso alla cipolla ramata, alla castagna, ecc.), coinvolgendo anche le attività ristorative, al fine di crearci uno spazio in quel turismo di nicchia, che da molti anni esiste, interessato alla scoperta di luoghi che per storia, prodotti, cultura e tradizioni sono tutt’oggi sconosciuti al grande pubblico. E’ un tipo di turismo che ignora i grandi circuiti dedicati alle masse, ma si muove in modo autonomo, in un continuo “nomadismo” di conoscenza. Bisogna intercettare questi flussi mettendo a disposizione dei viaggiatori un sistema di accoglienza che pone al centro dell’esperienza il racconto del territorio, riabilitando il concetto di uno stile di vita “slow”.
Per quanto riguarda, invece, il settore dell’autotrasporto su gomma e della logistica, con la presenza sul nostro territorio di aziende leader di settore, possiamo immaginare uno snodo logistico che tenga conto anche dei dati incoraggianti, sul movimento merci, che arrivano dal Porto di Salerno, al fine di far diventare la nostra area un “service” logistico, con attività che sono di supporto alle aziende già presenti sul nostro territorio oltre che a questo importante snodo navale.
Quindi, l’invito, dopo la pausa estiva, alle istituzioni locali, soprattutto a chi si occupa di sviluppo, potrebbe essere quello di convocare degli stati generali, coinvolgendo gli operatori economici per cercare di programmare un piano di sviluppo che tenga conto di queste tendenze del mercato e delle peculiarità della nostra città, al fine di dare speranza alla nostra gente, tenendo insieme le tante intelligenze presenti sul nostro territorio.
Questa iniziativa, che deve essere un momento di riflessione e condivisione di idee e progetti, deve, inoltre, far acquisire una maggiore consapevolezza delle nostre potenzialità, affinché la classe politica, sociale ed imprenditoriale montorese, mettendosi insieme, possano essere i protagonisti di scelte che favoriscano lo sviluppo locale.
Tutti dovrebbero accettare questa sfida e far prevalere la logica della risolutezza rispetto a quella più semplice ed egoistica della divisione e della contrapposizione.