Gentile direttore,
domenica mattina, come saprà, la città di Solofra ha ospitato la marcia di una sparuta pattuglia di sindaci, listati a lutto, secondo cui i problemi di inquinamento del fiume Sarno sarebbero, nella sostanza, da ricondurre alla responsabilità del nostro polo conciario.
Scrivo in qualità di segretario cittadino del Partito democratico ma soprattutto come figlio di un conciatore. La mia intenzione non è quella di polemizzare ma è quella di fare chiarezza, di affermare la verità.
La stessa verità che ha indotto il sindaco di Solofra, Michele Vignola, a non partecipare alla marcia e a convocare quegli stessi sindaci per il prossimo 11 dicembre proprio a Solofra per un dibattito sereno, franco e ragionato sulla base dei fatti e non delle semplificazioni.
Nel frattempo, però, credo sia opportuno e doveroso provare a ristabilire un minimo di verità storica nell’interesse della pubblica opinione.
Certo, se guardiamo a tre decenni fa, nessuno può sognarsi di negare i danni procurati dal polo conciario in termini di inquinamento. Danni determinati dal vuoto normativo, dalla scarsa conoscenza dei prodotti e delle produzioni, da un contesto completamente diverso da quello venutosi a determinare da almeno venti anni a questa parte. I conciatori solofrani sono, in grande maggioranza, figli di artigiani che con grandi sacrifici sono cresciuti, sono persone per bene dedite al lavoro e rispettose della legge. Se mio padre era conciatore io sono un tecnico conciario e posso garantire, senza timore di smentita, che il 99 per cento delle imprese del polo solofrano utilizzano prodotti garantiti e rispettano maniacalmente la legge. Lottano per la sopravvivenza ormai da anni, combattono contro una globalizzazione feroce e resistono nonostante tutto: ecco perché la marcia di domenica ci ha offeso, ecco perchè quegli slogan hanno mortificato la dignità di tutti noi, di tutti quegli imprenditori e dei loro lavoratori.
Affermare questo, sia chiaro, non vuol dire escludere che via sia qualche pecora nera, qualche irresponsabile che violando la legge non solo procura danni all’ambiente ma a tutto il polo conciario finendo per favorire altre realtà. Con chi inquina non ci può essere comprensione e pietà, vanno individuati e perseguiti in primo luogo nell’interesse dei tantissimi conciatori onesti.
Ma volendo stare sui fatti, mi è difficile immaginare che una conceria posta a monte della Solofrana possa sversare violando le norme. Dico questo per il semplice fatto che tutte le realtà produttive scaricano in un unico depuratore, dove avviene il primo trattamento delle acque, che poi scarica in quello di Mercato San Severino per il trattamento biologico.
Diverso, invece, potrebbe essere il discorso per quelle realtà a valle, in territori limitrofi a quello di Solofra, dove sarebbe molto più semplice sversare illegalmente mimetizzandosi. Anche per questa ragione abbiamo accolto con una certa meraviglia, ed una punta di sdegno, la presenza, in quella marcia, di sindaci che bene farebbero a presidiare meglio il proprio territorio prima di salire su pulpiti piuttosto improbabili.
Affermare che l’inquinamento del fiume Sarno è da ricondurre agli sversamenti del polo conciario di Solofra equivale a mentire e basterebbe ragionare sul fatto che per molti mesi dell’anno, quantomeno per tutta l’estate, la Solofrana è completamente a secco, dunque non ha scarico e non può inquinare.
L’inquinamento vero è proprio in quei territori rappresentati dai gonfaloni che hanno marciato domenica, territori vasti votati a diversi settori produttivi, dall’agricoltura all’industria, non certo dal polo conciario di Solofra. Noi non ci stiamo, non possiamo accettare questa lettura distorta e strumentale di un fenomeno che, invece, meriterebbe ben altra serietà da parte delle istituzioni e della politica.
Solofra non può accettare questa offesa ma ha il dovere, invece, di porsi a servizio di un percorso di dialogo, scevro da campanilismi, per ricercare una vera soluzione al problema. Occorre ragionare sui fatti, occorre fare chiarezza sulle reali responsabilità, occorre arrivare alla verità, occorre individuare le colpe.
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